1922: con la “marcia su Roma” l’Italia si avvia a vent’anni di violenta dittatura fascista.
2022: le elezioni politiche meno partecipate della storia della repubblica italiana, nata dalla Resistenza e dalla Liberazione, sono vinte da una coalizione fortemente reazionaria, guidata da un partito di estrema destra, che non ha mai rinnegato l’eredità della tradizione post e neofascista.

Sono passati poco più di ottant’anni dalla fine del regime e oggi ci ritroviamo a fronteggiare una nuova marea nera, che si sta abbattendo con violenza sulle istituzioni, sui mezzi di comunicazione e sulla vita delle persone in questo paese. Non è arrivata oggi e neanche ieri, perché è frutto dell’onda lunga di anni e decenni di compromessi al ribasso e di un impoverimento culturale di cui anche precedenti legislature – meno esplicitamente di destra – sono state complici e artefici. L’attuale governo, il consenso alle forze di destra, sono il frutto avvelenato e in qualche modo la legittimazione più compiuta di una linea tradizionalista ed escludente che vediamo in atto da tempo. Ma la portata di questa minaccia è oggi ancora più evidente e più concreta, soprattutto per quelle comunità che differiscono dalla maggioranza a cui questa destra si rivolge e che è stata capace di blandire e compattare intorno a sé: una maggioranza trasversale, dalle classi più ricche alla media borghesia, fino alle fasce meno abbienti e impoverite dalla crisi economica e dalla pandemia, che si sono sentite abbandonate dalle rappresentanze progressiste; una maggioranza che questo governo identifica nei classici modelli identitari nazionalisti, sovranisti e, più o meno esplicitamente, razzisti, composta da persone bianche, cis-etero, cristiane, strutturalmente inserite nel sistema neoliberista, capitalista e patriarcale.

Per consolidare il proprio potere, questa compagine attua con scientifica meticolosità la più prevedibile delle strategie di propaganda: attaccare costantemente tutte le componenti sociali divergenti, additandole come causa di disordine, di immoralità, di corruzione dei valori e tradimento della patria, perfino di terrorismo.

In cima alla lista, come sempre, le persone migranti e quelle lgbtqia+ (e in particolare le famiglie arcobaleno e le persone trans*): le prime minacciano la purezza dell’identità nazionale; le seconde mettono in crisi i modelli cosiddetti “tradizionali” di famiglia, di sessualità, di relazioni affettive e romantiche, di valori religiosi e sociali del paese. Ogni mezzo è lecito per attaccarle, isolarle e umiliarle: leggi, regolamenti, comunicazioni pubbliche sempre più aggressive, che vanno a colpire perfino le parti più vulnerabili della comunità (come lə bambinə delle famiglie arcobaleno e le persone trans*), e che attivano nella società i sentimenti e le reazioni più viscerali, col rischio che vadano presto fuori controllo. L’aria si fa di giorno in giorno più irrespirabile, perché questa destra si è posta l’obiettivo, a tutti i livelli, di dimostrare che con loro al potere le cose sono cambiate e non c’è più spazio per persone, identità, attitudini, relazioni non gradite.

Ma noi e le nostre comunità questa volta non ci faremo trovare impreparatə. Abbiamo combattuto a lungo per ottenere almeno parte dei nostri diritti e non arretreremo di un passo, anzi: siamo più determinatə che mai a portare avanti la lotta – che per essere efficace dovrà essere ancor più intersezionale – per tutto ciò che ancora ci viene sottratto. Più vorranno zittirci, più forte sarà la nostra voce. Più vorranno oscurarci, più coloratə saremo. Più ci minacceranno, più in alto faremo sventolare le nostre bandiere! Abbiamo letto e imparato il monito di Antonio Gramsci e, quando verranno a cercarci, ci troveranno prontə: oggi noi siamo ISTRUITƏ, AGITATƏ, ORGANIZZATƏ!

Di seguito i documenti politici singoli di ogni associazione del coordinamento: