1922: con la “marcia su Roma” l’Italia si avvia a vent’anni di violenta dittatura fascista.
2022: le elezioni politiche meno partecipate della storia della repubblica italiana, nata dalla Resistenza e dalla Liberazione, sono vinte da una coalizione fortemente reazionaria, guidata da un partito di estrema destra, che non ha mai rinnegato l’eredità della tradizione post e neofascista.
Sono passati poco più di ottant’anni dalla fine del regime e oggi ci ritroviamo a fronteggiare una nuova marea nera, che si sta abbattendo con violenza sulle istituzioni, sui mezzi di comunicazione e sulla vita delle persone in questo paese. Non è arrivata oggi e neanche ieri, perché è frutto dell’onda lunga di anni e decenni di compromessi al ribasso e di un impoverimento culturale di cui anche precedenti legislature – meno esplicitamente di destra – sono state complici e artefici. L’attuale governo, il consenso alle forze di destra, sono il frutto avvelenato e in qualche modo la legittimazione più compiuta di una linea tradizionalista ed escludente che vediamo in atto da tempo. Ma la portata di questa minaccia è oggi ancora più evidente e più concreta, soprattutto per quelle comunità che differiscono dalla maggioranza a cui questa destra si rivolge e che è stata capace di blandire e compattare intorno a sé: una maggioranza trasversale, dalle classi più ricche alla media borghesia, fino alle fasce meno abbienti e impoverite dalla crisi economica e dalla pandemia, che si sono sentite abbandonate dalle rappresentanze progressiste; una maggioranza che questo governo identifica nei classici modelli identitari nazionalisti, sovranisti e, più o meno esplicitamente, razzisti, composta da persone bianche, cis-etero, cristiane, strutturalmente inserite nel sistema neoliberista, capitalista e patriarcale.
Per consolidare il proprio potere, questa compagine attua con scientifica meticolosità la più prevedibile delle strategie di propaganda: attaccare costantemente tutte le componenti sociali divergenti, additandole come causa di disordine, di immoralità, di corruzione dei valori e tradimento della patria, perfino di terrorismo.
In cima alla lista, come sempre, le persone migranti e quelle lgbtqia+ (e in particolare le famiglie arcobaleno e le persone trans*): le prime minacciano la purezza dell’identità nazionale; le seconde mettono in crisi i modelli cosiddetti “tradizionali” di famiglia, di sessualità, di relazioni affettive e romantiche, di valori religiosi e sociali del paese. Ogni mezzo è lecito per attaccarle, isolarle e umiliarle: leggi, regolamenti, comunicazioni pubbliche sempre più aggressive, che vanno a colpire perfino le parti più vulnerabili della comunità (come lə bambinə delle famiglie arcobaleno e le persone trans*), e che attivano nella società i sentimenti e le reazioni più viscerali, col rischio che vadano presto fuori controllo. L’aria si fa di giorno in giorno più irrespirabile, perché questa destra si è posta l’obiettivo, a tutti i livelli, di dimostrare che con loro al potere le cose sono cambiate e non c’è più spazio per persone, identità, attitudini, relazioni non gradite.
Ma noi e le nostre comunità questa volta non ci faremo trovare impreparatə. Abbiamo combattuto a lungo per ottenere almeno parte dei nostri diritti e non arretreremo di un passo, anzi: siamo più determinatə che mai a portare avanti la lotta – che per essere efficace dovrà essere ancor più intersezionale – per tutto ciò che ancora ci viene sottratto. Più vorranno zittirci, più forte sarà la nostra voce. Più vorranno oscurarci, più coloratə saremo. Più ci minacceranno, più in alto faremo sventolare le nostre bandiere! Abbiamo letto e imparato il monito di Antonio Gramsci e, quando verranno a cercarci, ci troveranno prontə: oggi noi siamo ISTRUITƏ, AGITATƏ, ORGANIZZATƏ!
Di seguito i documenti politici singoli di ogni associazione del coordinamento:
Sono passati 11 anni dal primo Pride a Cagliari e 10 esatti dal primo Sardegna Pride, che in questi anni ha portato decine di migliaia di persone in piazza a manifestare, protestare, celebrare e festeggiare. Tante cose sono cambiate e tante lotte della nostra comunità sono diventate patrimonio comune per una larga fascia di popolazione che crede nei diritti delle persone, nelle libertà democratiche, nell’autodeterminazione e nei valori che le nostre battaglie promuovono da decenni. Eppure, sono ancora tante, troppe le istanze rimaste inascoltate e rigettate, istanze contro cui si sta scatenando una nuova, virulenta propaganda d’odio che ricorda tempi che speravamo superati.
Per questo scendiamo ancora in piazza con i nostri colori, coi nostri corpi e le nostre voci e:
Infine chiediamo che tutti i corpi abbiano stesse opportunità e dignità: che i corpi disabili, i corpi grassi, i corpi razzializzati, i corpi trans* e queer smettano di essere considerati corpi di serie B. Che tutti i luoghi, fuori e dentro gli spazi della comunità, diventino sicuri e accessibili, che l’accessibilità non sia un’eccezione per la quale dover ringraziare o essere ringraziatə, ma che sia imprescindibile; che ci siano progetti finalizzati alla decostruzione di tutto ciò che rientra negli standard socialmente accettati di magro, abile, bianco e cisgender.
L’Uganda, uno dei 30 paesi africani che da decenni condanna le persone LGBTQ+, il mese scorso ha approvato una nuova legge, soprannominata “Kill the gay”, che introduce la pena di morte per lə cosiddettə «trasgressori seriali», ovvero per coloro che vengono scopertə più volte ad avere rapporti omosessuali. La stessa legge punisce anche coloro che hanno rapporti con persone disabili, a prescindere dalla volontà della persona con disabilità stessa: questo perché viene dato per scontato che le persone con disabilità non abbiano né desiderio, né diritto a fare sesso.
Per quanto riguarda invece il primo rapporto sessuale è previsto l’ergastolo mentre per la propaganda LGBTQ+ solo 20 anni di carcere. Propaganda punita anche in Russia e in Ungheria e diversi altri paesi. Mentre la pena di morte è ancora prevista in diversi Stati: in Arabia Saudita (candidata per l’EXPO 2030) in Iran e in Afghanistan, che dopo mezzo secolo di guerre e distruzioni occidentali è stata lasciata in mano ai fondamentalisti, e in Iraq, che la nostra guerra per l’esportazione della democrazia ha trasformato in un cumulo di macerie governato dai fondamentalisti che hanno introdotto la criminalizzazione dell’omosessualità.
E mentre l’occidente foraggia guerre in tutto il mondo (Ucraina compresa) per l’arricchimento della lobby delle armi, al tempo stesso chiude le proprie frontiere e criminalizza la migrazione, o meglio, la fuga da un destino orribile e dalla morte. Se prima bastava fuggire da un paese che criminalizza le persone LGBTQ+ per ottenere protezione internazionale, oggi non è più sufficiente e bisogna dimostrare di aver subito una qualche violenza, la galera o una denuncia da parte delle autorità.
Per chi fugge le uniche aspettative, dopo l’inferno dei viaggi della speranza, sono la segregazione nel grande campo di concentramento libico (costruito quest’ultimo con il supporto dell’Italia), la morte in mare oppure una vita da criminali per le strade italiane fino a quando non vengono rinchiusi in un CPR – Centro per il Rimpatrio, moderni lager, presenti anche in Sardegna, dove le persone vengono “torturate”, alcune si uccidono e altre resistono per essere rilasciate dopo mesi per strada come clandestini. Sono questi quelli che Salvini definisce SCHIAVI e Orban UN VELENO per la società.
E all’interno di una retorica dell’odio, il Governo italiano continua a rendere sempre più restrittiva la legge, spinge le persone migranti verso le mafie e la criminalità per poi poterle additare di essere causa di ogni male. E noi, come il popolo tedesco sotto il nazismo, facciamo finta di non vedere, chiudiamo gli occhi per la vergogna e per la nostra incapacità di intervento.
Ma nei mesi scorsi una grande protesta, una vera e propria rivoluzione, ha riacceso la speranza: le donne iraniane, che già da tempo sfidavano timidamente l’obbligo del velo, dopo l’arresto da parte della polizia morale, le percosse e la morte di una ragazza curda iraniana, Masha (Jina) Amini, sono scese in piazza e hanno fatto esplodere la protesta nelle città di tutto il Paese, un evento dalla portata senza precedenti in Iran e nel mondo.
Si sono uniti alla rivolta uomini di ogni età, classe sociale ed etnia in una coraggiosa dimostrazione di rabbia comune contro la brutalità della polizia, contro il governo autoritario del regime islamico e contro l’ingiusta presa di mira nei confronti della giovane curda. Proteste riassunte nello slogan che risuona ovunque: “Donna, vita, libertà”.
Quel velo psicologico che le persone LGBTQIAP+ devono sollevare per guardare, con fierezza, il proprio futuro, per le donne iraniane è un “oggetto” di oppressione e per questo rifiutato. Le azioni di protesta, infatti, si concentrano sugli obblighi della teocrazia: giovani donne che bruciano gli hijab, che si tagliano i capelli in segno di lutto per Mahsa; che sfregiano le immagini dei leader clericali; e che camminano provocatoriamente senza velo, a testa alta e con orgoglio.
Una protesta fiera e coraggiosa di chi non vuole più accettare imposizioni comportamentali e obblighi sociali e sessuali: non ci sono padri, padroni e leader religiosi che possono decidere il nostro destino, che possono decidere sul nostro corpo.
“Donne, Vita, Libertà” riecheggia in tutto il mondo e attraversa le manifestazioni per il diritto all’aborto, contro il razzismo e le politiche migratorie, contro la guerra e lo sfruttamento di popoli e territori; così come attraversa le mobilitazioni contro l’omolesbobitransfobia e tutte le discriminazioni di genere e sessuali, in un’ottica di liberazione e di affermazione di un nuovo principio di relazione fra le persone e fra i popoli che superi le asimmetrie di potere del patriarcato e del capitalismo neoliberista in un’ottica di liberazioni dei corpi e dei percorsi di vita.
Il motto del Sardegna Pride di questo anno è Istruitə, Agitatə, Organizzatə.
Riprende il monito di Gramsci su come sarebbe dovuta essere la rivoluzione comunista e la presa del potere. Noi però il potere non lo vogliamo, lo combattiamo nella sua espressione di dominio e sfruttamento, in quanto prodotto del patriarcato esteso a tutti gli ambiti sociali, economici e politici; una asimmetria di potere totalmente immersa in una logica binaria: uomini e donne, padroni e schiavi, bianchi e neri, ricchi e poveri.
La nostra rivoluzione sarà contro questa logica di marginalizzazione delle diversità, delle fragilità e di tutte le nostre soggettività. Per la rivoluzione non useremo armi, violenza o eserciti ma solo la forza dei nostri corpi, delle nostre identità, dei nostri desideri, dei nostri percorsi di vita, della nostra curiosità e desiderio di contaminazione reciproca.
Siamo prontə per una svolta epocale, una rivoluzione che cambierà per sempre le relazioni di potere distruggendole e ricostruendole in un’ottica di incontro, rispetto e valorizzazione di ognunə di noi, senza barriere fisiche e mentali, senza padri e padroni, senza limiti nei percorsi di affermazione e realizzazione personale e collettiva: sarà una grande RIVOLUZIONE ARCOBALENO!
Movimento Omosessuale Sardo
Associazione di politica e cultura gay lesbica bisessuale e transgender
Via Rockefeller 16/c, 07100 Sassari – tel 079219024 C.F. 92026810900
Web www.movimentomosessualesardo.org Email info@movimentomosessualesardo.org
Le Famiglie Arcobaleno in Italia sono sotto attacco, una triste realtà ormai sotto gli occhi di tuttə.
Questo governo ha superato ogni limite immaginabile: attacchi quotidiani nelle aule del Parlamento e nei
media nazionali, usati dalla maggioranza come un megafono senza contraddittorio.
Le nostre figlie e i nostri figli sono il bersaglio di un’offensiva politica senza precedenti, guidata da un governo che mira a limitare i diritti di tutta la comunità LGBTQIA+ italiana.
Una politica che è stata silente per anni sui diritti deə bambinə arcobaleno, che ha reso le nostre famiglie invisibili, abbandonate, e che oggi vuole cancellare, sterilizzare e criminalizzare la genitorialità LGBTQIA+.
La nostra quotidianità è diventata di interesse prioritario per il governo, ma in senso negativo e peggiorativo. In pochi mesi questo governo ha:
– inviato circolari intimidatorie a sindachə per bloccare i certificati di nascita deə bambinə con due mamme e due papà
– fatto pressioni per cancellare il nome di uno dei genitori nei certificati anagrafici già esistenti – impedito l’approvazione del certificato di nascita unico europeo
– votato contro la condanna della legge ugandese che prevede carcere e pena di morte per le persone LGBTQIA+
– votato contro la Convenzione di Istanbul per la prevenzione e la lotta alla violenza nei confronti delle donne
– proposto una legge che vorrebbe dichiarare la Gestazione Per Altri (GPA) reato universale, una legge ideologica e giuridicamente inapplicabile che mira a considerare i genitori LGBTQIA+ criminali.
Queste politiche, e chi le sostiene, sono nemiche della libertà e dell’autodeterminazione di tuttə.
Ora più che mai è fondamentale sostenere le Famiglie Arcobaleno e le sue battaglie per i diritti di tuttə bambinə, di tuttə ragazzə, perché in Italia nel 2023 non possono ancora esistere:
figlə senza diritti, genitorə senza doveri
figlə che rischiano di diventare orfani perchè i loro genitorə sono fantasmi per lo stato italiano o
addirittura criminali
figlə che rischiano di diventare doppiamente orfani in caso di morte del genitore riconosciuto legalmente
o nel caso di una separazione conflittuale
figlə già riconosciuti in paesi esteri che rischiano di perdere un genitore sulla carta, varcando i nostri
confini nazionali
Tutto questo NON LO POSSIAMO PERMETTERE.
Oggi noi siamo sempre più istruitə, agitatə, organizzatə!
e chiediamo a gran voce che lo Stato italiano tuteli, nei loro affetti e nei loro beni, i nostri figli e le nostre figle, riconoscendo loro entrambe le figure genitoriali.
È necessaria una LEGGE NAZIONALE che restituisca PARI DIGNITÀ A TUTTE LE FAMIGLIE.
In quest’ottica Famiglie Arcobaleno si è fatta promotrice di una proposta di Legge approdata in Parlamento per l’eguaglianza familiare, scritta e presentata insieme a Rete Lenford – Avvocatura per i diritti LGBTI+.
L’obiettivo non è quello di introdurre leggi nuove ma di estendere alle coppie dello stesso sesso e alle persone single i diritti che oggi sono loro negati. Non leggi speciali, quindi, ma estensione di leggi già esistenti.
Noi di FAMIGLIE ARCOBALENO chiediamo TUTELE LEGISLATIVE che garantiscano:
• il Matrimonio egualitario
• il Riconoscimento alla nascita per i figli e le figlie di coppie dello stesso sesso
• l’Accesso alle adozioni per single e coppie dello stesso sesso, a prescindere da orientamento sessuale e identità di genere
• l’Accesso ai percorsi di procreazione medicalmente assistita per donne single e coppie di donne
• una GPA etica e solidale, che rispetti sempre tutte le persone coinvolte
TRE CUORI, due più grandi ai lati e uno più piccolo al centro, è il logo di Famiglie Arcobaleno. Che non nasce dalla penna di un professionista, ma dalle mani di una bambina arcobaleno, che così ha voluto rappresentare la propria famiglia: le sue due mamme che le stanno accanto e la proteggono.
Il nostro logo rappresenta le realtà di tante famiglie LGBTQIA+ dove “È l’amore che crea una famiglia”. Ripartiamo da qui.
È rincuorante vedere, come giovani appartenenti alla comunità LGBT, che l’interesse per la politica è sempre più acceso nella nostra generazione, e che tematiche che in passato venivano considerate tabù sono state in larga parte sdoganate. Sebbene ci sia ancora tanta strada da fare a livello di società, siamo orgogliosi di vedere come ci sia un rifiuto e un rigetto sempre più grande rispetto all’intolleranza e alla discriminazione. È nostro dovere coltivare e incentivare questa apertura, poiché rappresenta un passo avanti per una società più giusta e inclusiva.
È per questo che come Associazione Universitaria ogni anno scendiamo in campo per dare forma al mondo che vogliamo.
Siamo consapevoli che la lotta per l’uguaglianza e la libertà non si esaurisce con una generazione, ma richiede impegno costante e una determinazione incrollabile. Ci troviamo di fronte a sfide che richiedono una trasformazione profonda della società, affinché ogni individuo possa vivere senza paura di discriminazioni o pregiudizi.
Nelle nostre scuole, devono essere garantite protezioni a tutte le fasce discriminate della società, compresi non solo per gli studenti, ma anche per chi ci lavora.
Non possiamo ignorare il fatto che la mancanza di tali protezioni abbia portato e continuerà a portare a eventi tragici. È passato solo poco più di un anno dal suicidio di Cloe Bianco, un fatto che rappresenta l’ennesimo fallimento societale e istituzionale nel proteggere chi ne ha bisogno; non possiamo continuare a permettere che le aule di apprendimento siano terreno fertile per l’odio e la discriminazione.
Nessuno dovrebbe sentirsi abbandonato a causa della sua identità di genere o orientamento sessuale. È nostro dovere garantire che ognuno si senta accettato e amato per quello che è, senza paura di essere giudicato o isolato.
Parlando di inclusività, una delle nostre battaglie più importanti nelle scuole è l’implementazione di riforme come la carriera alias. Dobbiamo garantire questo diritto in tutti gli atenei italiani, senza obbligo di certificazione medica, affinché ciascuno di noi possa autodeterminare il proprio corpo. È un diritto inalienabile di ogni individuo scegliere il proprio percorso e avere la libertà di esprimere la propria identità secondo parametri decretati da noi stessi, non da poteri superiori che patologizzano e cercano di “risolvere un problema”: il problema vero è l’ingerenza di chi, completamente estraneo alla comunità, decide chi ha la possibilità di essere aiutato. Non è una possibilità, è un diritto.
Vi chiediamo di camminare a fianco dei nostri giovani, di sostenerli e di lottare per un futuro in cui nessun individuo debba temere di essere sé stesso.
Insieme, possiamo costruire una società più inclusiva, in cui ogni voce abbia il diritto di essere ascoltata e rispettata. Non arrendiamoci mai all’ignoranza e alla discriminazione.
“Ma quest’anno voi SFILATE al Pride?” NO, NOI MANIFESTIAMO.
Da sempre manifestiamo per il nostro diritto di esistere, per il nostro diritto di amare liberamente, per il nostro diritto di essere riconosciutə e tutelatə dallo Stato. La nostra è una MANIFESTAZIONE POLITICA (non partitica) sin dalla notte tra il 27 e il 28 giugno 1969, quando scoppiarono i Moti di Stonewall e prese ufficialmente vita il Movimento. Da quell’anno, ogni anno, sempre in più parti del mondo hanno luogo numerosissimi cortei per rivendicare le istanze della Comunità LGBTQIA+, di cui noi facciamo fieramente parte e cerchiamo di essere degnə rappresentanti.
Anche quest’anno, ma soprattutto quest’anno, noi siamo qua, in questa piazza, perché la Comunità LGBTQIA+ italiana è (nuovamente) sotto costante attaccato da parte di un governo di estrema destra, a guida di un partito totalmente distante e contrario ai diritti civili come il matrimonio egualitario, l’omogenitorialità, l’eutanasia e l’aborto. Riteniamo sia necessario lottare, ora che ne abbiamo ancora la possibilità, per ottenere visibilità e il riconoscimento dei nostri diritti: un’adeguata educazione alla sessualità, all’affettività al consenso, all’uguaglianza e al contrasto dell’abilismo; il contrasto e la prevenzione dell’omo-lesbo-bi-trans- intersex-a-fobia, all’abilismo e al sessismo; il contrasto e la prevenzione di ogni discriminazione nella vita sociale e lavorativa, così da poter essere sé stessə senza temere ripercussioni; il matrimonio egualitario; l’accesso reale e per tuttə a una Sanità davvero Pubblica; il diritto all’autodeterminazione del proprio corpo; il diritto alla carriera alias nelle università e negli istituti scolastici di ogni ordine e grande per le persone trans, indistintamente che siano studentə, docenti o personale ATA.
Ci stiamo impegnando affinché si diffonda sempre di più la cultura del consenso all’interno della società fortemente sessuofobica in cui viviamo. Sono sempre di più i casi di violenze, sia psicologiche che fisiche e sessuali, che riempiono tristemente le pagine di cronaca. Riteniamo sia fondamentale insegnare, nelle scuole e in ogni luogo del sapere, sin dall’infanzia la cultura del rispetto e del consenso: NO significa NO, non ci sono altre interpretazioni. Riteniamo anche che sia necessario introdurre nelle scuole e in ogni luogo del sapere una corretta educazione sessuale sin dalla pre-adolescenza.
Sono sempre di più lə giovani e giovanissimə che, proprio a causa di una scarsa o totalmente inesistente educazione sessuale, contraggono una o più IST (infezioni sessualmente trasmissibili) nel corso della loro adolescenza e/o successivamente in età adulta. Per questo motivo chiediamo che le Istituzioni si impegnino e facciano maggiore attenzione e informazione, nelle scuole e in ogni luogo del sapere, sul tema HIV/AIDS e IST. A seguito della decisione dell’AIFA, anche in Italia da quest’anno si potrà avere accesso gratuito alle PrEP (profilassi pre-esposizione), grazie alla quale in alcune parti del mondo si sta finalmente riuscendo a limitare il contagio e la conseguente diffusione dell’HIV. Purtroppo, però, la PrEP non è in grado di prevenire il contagio di tutte le altre IST. Per questo motivo è importante informare le persone dei rischi che si corrono avendo rapporti non protetti ed educarle a un corretto uso dei dispositivi di protezione individuale (condom maschili, condom femminili, dental dam), che ci auguriamo possano diventare presto anch’essi gratuiti e di facile reperibilità. Noi, come le altre Associazioni qui presenti, già li distribuiamo gratuitamente: siamo ben lietə di fornirli, nel limite delle nostre possibilità a chiunque ce ne faccia richiesta. Chiediamo quindi che lo Stato, al fianco di noi Associazioni che già siamo attive sul campo, dia vita a delle campagne informative e formative al fine di combattere l’idea che le IST siano prerogativa esclusivamente delle persone LGBQTIA+ e/o di gruppi marginalizzati, come immigratə, persone con tossicodipendenza e sex-workers. Chiediamo screening gratuiti e prevenzione primaria su larga scala così da spezzare la catena dei contagi o intervenire tempestivamente nel caso di positività a una o più IST.
Chiediamo allo Stato e ai ministeri competenti che nelle scuole di ogni ordine e grado, a partire dalla più tenera infanzia fino alle università, vengano introdotti progetti di formazione e informazione destinati a docenti, studentə, famiglie, personale ATA e personale amministrativo. Vogliamo che a parlare di sessualità e salute ci siano professionistə specializzatə: ginecologə, andrologə, sessuologə e infettivologə. L’informazione scientifica sulla salute sessuale non deve più essere un tabù. Vogliamo una scuola attenta allə proprie studentiə e la vogliamo ADESSO, non c’è più tempo!
Vogliamo che anche tutto il personale sanitario venga formato sulle tematiche di genere, identità e orientamenti al fine di prevenire l’esclusione, l’emarginazione e l’umiliazione delle persone LGBQTIA+. Noi Associazioni riceviamo troppe segnalazioni di pazienti trattatə con sgarbo e in maniera giudicante dal personale sanitario. Questo NON deve più succedere.
Oggi siamo qui, in questa piazza, per rivendicare i nostri diritti e per commemorare i nostri morti, tutte quelle persone che hanno speso la propria vita inseguendo gli ideali del Movimento LGBTQIA+ e che, forse senza saperlo, hanno reso il mondo migliore. Coi Pride ricordiamo Marsha P. Johnson, Sylvia Lee Rivera, Alan Turing, Mario Mieli, Harveey Milk e tutte le persone che hanno collaborato alla nascita e allo sviluppo del Movimento. Lottiamo per i nostri diritti e ricordiamo i nostri morti.
Quest’anno siamo qui. L’anno prossimo… chissà.
Ora e sempre, QUEER REVOLUTION!
“Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza”.
Così scriveva Antonio Gramsci nel 1919 e questo è il motto del Sardegna Pride 2023 : “istruitƏ, agitatƏ, organizzatƏ! ”. Oggi più che mai abbiamo bisogno di riappropriarci del pensiero di Gramsci e di quei valori antifascisti e antirazzisti che sono la base della nostra Costituzione, visto il periodo nero che stiamo vivendo in tema di diritti e il serio rischio di arretramento e di involuzione. La comunità LGBTQIA+ e tutte le minoranze discriminate esistono individualmente e collettivamente con i loro corpi e le loro identità, esprimono una visione del mondo e chiedono il riconoscimento di pieni diritti: perciò il 24 Giugno saremo di nuovo marea!
L’attacco feroce e discriminatorio alle figlie e ai figli delle famiglie omogenitoriali, con l’intimazione ai Comuni di sospendere le trascrizioni, ignora deliberatamente i richiami della Corte Costituzionale e della Cedu che indicano come superiore interesse da tutelare quello dei minori alla vita familiare a prescindere dalle modalità con le quali sono venuti ad esistenza.
L’impostazione autoritaria del Governo secondo il quale “esiste un solo modello familiare “ ignoracolpevolmente la molteplicità di modelli esistenti che chiedono pieno riconoscimento e pieni diritti.
Lo stesso schema è stato utilizzato contro le persone trans, culminato nella circolare del Ministro dell’Istruzione che tentava di imporre alle scuole la sospensione delle carriere alias.
Per queste ragioni non ci fermeremo finchè non otterremo :
formazione adeguata per diverse figure professionali, dall’ambito scolastico a quello sanitario e dei servizi pubblici, che permetta di avere un approccio adeguato verso le persone trans, una sanità pubblica e gratuita che consenta prestazioni gratuite e universali e che garantisca percorsi di affermazione di genere;
Non arretreremo di un solo passo e saremo istruitƏ, agitatƏ, organizzatƏ !!!
AGEDO Cagliari è un’associazione di genitori, parenti, amiche e amici di persone LGBTIAQ+, associazione, quindi, in cui chiunque può riconoscersi perché se è possibile non essere genitori o amiche e amici di persone LGBTIAQ+ è difficile non essere parenti, magari senza saperlo.
Ancora oggi manifestiamo a viso aperto, per esigere diritti negati a figlie e figli nostri e altrui, troppo spesso ancora oggetto di comportamenti discriminatori contro la loro integrità e dignità personale e chiediamo che sia garantito per loro il diritto alla felicità oggi e in futuro, il diritto a progettare la loro vita come fa qualunque persona.
Siamo al loro fianco nel volere una libertà che non ponga confini con leggi che riconoscono la loro esistenza, ma è un’esistenza mutilata, che nega la libertà di creare una famiglia, li priva della piena genitorialità, e lede pesantemente il loro diritto e il diritto delle loro bambine e dei loro bambini, alla piena tutela della continuità genitoriale da parte di chi ne ha voluto la nascita, e dà loro amore e cura responsabile, pur non essendo genitore biologico.
Ai bambini non interessa né il seme né il ventre da cui sono usciti.
Interessa chi li guarda. Chi li vede.
Vogliamo una legge che introduca veri strumenti di prevenzione e repressione di chiunque agisca opprimendo i loro corpi e la loro esistenza, e anche di chiunque istighi a farlo.
Non è ammissibile che esistano leggi che vogliono governare e ingabbiare le loro vite!
Il nostro attivismo dà voce a minori vittime di bullismo omobilesbotransfobico a scuola e in altri contesti di aggregazione, vittime di derisioni, esclusioni, aggressioni, minori che portano lo stigma della “diversità” di cui dovrebbero vergognarsi fino a scomparire.
Tenacemente chiediamo che le scuole svolgano una reale prevenzione dell’omobilesbotransfobia riconoscendole come luogo fondamentale per l’educazione al rispetto dell’affettività e condizione personale di chiunque.
Chiediamo alle Scuole che attraverso i libri di testo, i contenuti e gli insegnamenti rappresentino il mondo reale, in cui tutte e tutti, anche studenti LGBTIAQ+ di tutte le età, possano riconoscersi, non un mondo in cui esistono solo Maschi o Femmine, Uomini o Donne rigorosamente eterosessuali, cisgender e abili, con gli Uomini egemoni e le Donne che arrancano, che stanno dietro.
Quella è la rappresentazione falsa e artefatta del mondo e serve solo a garantire privilegi e potere.
Chiediamo alle Scuole che educhino al rispetto anche con l’esempio, affrontando l’emergenza del bullismo omobilesbotransfobico e prevenendo ogni forma di discriminazione delle persone LGBTIAQ+ e delle persone con disabilità.
Chiediamo che ogni Scuola attivi la carriera alias per minori con varianza di genere di tutte le età che vogliono intraprendere la transizione sociale.
Come AGEDO aiutiamo ragazze e ragazzi che hanno difficoltà a rivelare ai loro genitori il proprio orientamento sessuale o l’identità di genere non conformi al modello patriarcale.
Ci siamo per loro e soprattutto per aiutare i loro genitori a capire come è fatto il mondo reale.
A quei genitori chiediamo di guardare la propria figlia o il proprio figlio, con gli stessi occhi con cui hanno accolto la loro esistenza.
A quei genitori che si sentono smarriti, chiediamo di attendere con fiducia il momento in cui proveranno gratitudine per chi, figlia o figlio, non ha voluto escluderli su un aspetto così importante della loro vita.
E per le figlie e i figli LGBTIAQ+ di ogni famiglia desideriamo serenità.
Siamo al loro fianco oggi, lo saremo anche domani, accompagnando i loro percorsi di vita con tante consapevolezze in più.
Siamo orgogliosamente con loro:
per aver mostrato, con coraggio e dignità, i propri volti a noi e al mondo;
per aver resistito e superato avversità fin dall’infanzia o dall’adolescenza.
per la generosità con la quale si spendono ogni giorno per aiutare altre persone che si sentono smarrite e sole in un mondo così escludente;
per l’impegno profuso contro tutte le discriminazioni, non solo quelle nei loro confronti, in un’ottica intersezionale.
Siamo al loro fianco nella lotta contro i pregiudizi, l’odio, il disprezzo nei loro confronti e nei confronti di chi non è conforme al modello binario patriarcale.
Con orgoglio seguiamo il loro lavoro e ringraziamo per la spinta che ci hanno dato a condividere esperienze e battaglie comuni.
Abbiamo consapevolezza che la libertà non può essere piena se non è condivisa, e che nessuna persona è libera se altre sono in catene.
Siamo al loro fianco per dire forte e chiaro che le nostre figlie e i nostri figli, sono una parte del mondo, non un mondo a parte!
E a Voi, che siedete spesso senza dignità e onore nei banchi del Parlamento: non osate pretendere di usare i loro corpi e le loro menti per disgustosi mercimoni politici (questi sì, mercimoni), li conosciamo e li riconosciamo sempre più spesso-
I nostri occhi vi guardano, vi guardano le nostre figlie e i nostri figli, vi guardano sempre più persone, con consapevolezza crescente, e non ci volteremo dall’altra parte MAI!